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 VIRUS (Obsolete Bodies)

Il progetto "VIRUS" (Obsolete Bodies) nasce come spesso accade da un misto di esperienza, progettualità, istinto folle o suicida, back ground formativo e sano spirito d'avventura. Tutto ciò per definire gli ingredienti ma la ricetta  è questa:
dopo i tragici eventi atmosferici del 28 ottobre 2011 che hanno colpito così duramente alcuni borghi delle 5Terre e a causa della mia radicata percezione della loro fragilità e conoscenza ho sentito un forte bisogno di trasporre una azione visuale che fornisse un elemento radicale e radicante l'accaduto. Ho voluto, e spero di esserci riuscito, creare immagini ed emozioni che potessero diventare, per lungo tempo,  un significativo parametro a cui legare  il ricordo. Per questi paesi e per i loro cittadini così fieri nell'affrontare una prova tragica e storica . Al di là del doveroso e sentito omaggio ai luoghi dove sono state perse le tracce delle vittime e soffrirne per l'ennesima volta la perdita, oltre lo scatto simbolico che visualizzi la matericità degli elementi basilari delle 5Terre e di Portovenere ho cercato, nell'interpretazione dei Performer, magistralmente guidati da mia figlia FIamma (Leonora Sportelli, Dalia Tesi, Gianluca Bombelli e Filippo Oleggini), di simulare (nel totale silenzio) le fragorose valanghe d'acqua e fango che come artigli accuminati hanno scuarciato calanche e rii smembrando fino all'osso l'identità e l'umana presenza di borghi vitali e accoglienti, sospesi nel tempo  come Vernazza e Monterosso.
Ho tentato di creare immagini che spostino al giusto posto, nel tempo, l'interpretazione visiva di questi luoghi, rappresentati  da troppo tempo  in modo totalmente scontato. Ho tradotto la mia esperienza sulle arti visuali Borderline cercando nuove risorse fra i giovanissimi (troppo spesso accusati ingiustamente di indifferenza che hanno risposto con entusiasmo) e nuove critiche dai più anziani ottenendo sopratutto domande sul perchè e sul percome sulle quali ho rigorosamente mantenuto un educato riserbo. Lo scopo è far lavorare la mente non fornire modelli o risposte e su questo non transigo. Vorrei accorgermi  di non essere solo in questo percorso e che anche altri provino a far sgorgare il loro animo in realizzazioni analoghe perchè come vedete non è una questione di risorse ma di idee, di volonta di vivere i luoghi e le persone che si incontrano, una rinuncia totale alla passività come pretesa di un miglioramento, ardore almeno paragonabile a quello dimostrato da questi cittadini nel risollevare dal fango orgogliosamente lo sguardo. Mi resta l'intimo piacere dello spontaneo applauso pubblico ricevuto a Vernazza. Senza immaginarlo  si è creato un filo diretto con la popolazione, segnale che il messaggio, la fatica mia, degli aiutanti di scena e dei Performer non è stata vana.
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